- Il processo di un lavaggio, un momento sacro del rito musulmano.
- La Salatul Janazah, l’ultima preghiera;
- Un tempo i feretri rientravano nel paese d’origine, ma non è più così;
- Paradiso e inferno: una concezione non diversa da quella cristiana
Alla scoperta di un mondo sconosciuto
Una cultura così vicina, eppure pressoché sconosciuta. Il rito funebre islamico è ormai una consuetudine anche in Italia. Ma come funziona il funerale presso i fratelli musulmani? È come quello cristiano o cambia qualcosa? Per scoprirlo, siamo andati a intervistare l’imam di Adria, Rashid Hamdi. Punto di riferimento della comunità musulmana, Rashid ha conseguito nel 2021 l’attestato dell’Università di Padova, dopo aver frequentato il corso specifico per la formazione dei ministri musulmani.
La preparazione del defunto
Nel mondo islamico, la cerimonia funebre inizia appena dopo la dipartita del caro. «La sepoltura – racconta Rashid -, deve avvenire velocemente, solitamente entro 24 ore, per rispetto del defunto. La cerimonia funebre inizia con il processo di lavaggio. Si tratta di un rito importantissimo, svolto dall’imam oppure dagli anziani, che devono essere sempre in numero dispari. Solitamente il lavaggio avviene all’ospedale, ma Zanella ci ha messo a disposizione degli appositi spazi dove poter svolgere questa fondamentale funzione in forma intima e raccolta». Il rito si divide in più fasi. «Il lavaggio viene eseguito inizialmente solo con l’acqua, poi si passa al sapone e, infine, avviene il processo di purificazione. Quest’ultimo consiste in una preghiera per il defunto. Poi il corpo viene asciugato e profumato, e infine avvolto in candidi bendaggi».
La sepoltura nel rito islamico
Una volta terminata la preparazione dei resti, è la volta della preghiera corale, chiamata Salatul Janazah. Attraverso di essa, viene chiesto perdono e misericordia ad Allah per i peccati del caro scomparso. «Non fa parte della ṣalāt, le cinque preghiere musulmane – prosegue Rashid -, è un’orazione a parte. Tradizionalmente, avviene in una piazza o in un cortile. Diversamente dalla preghiera in moschea, nella Salatul Janazah gli uomini e le donne condividono lo stesso spazio». Finita la preghiera, il defunto viene quindi condotto verso il cimitero. «Nel momento della sepoltura – spiega Rashid – vengono letti alcuni versetti del Corano. Nei paesi musulmani il defunto viene inumato solamente con i lenzuoli, ma in Europa questo è vietato, quindi utilizziamo la bara». I defunti musulmani vengono sepolti sempre con la testa rivolta verso La Mecca, la città santa.
Il periodo lutto e gli islamici in Italia
Il rito funebre islamico non si esaurisce con la sepoltura. Secondo tradizione, è compito della comunità fornire cibo ai famigliari del defunto per i primi tre giorni dopo il funerale. Questo viene fatto affinché, in un momento così difficile, non debbano avere ulteriori preoccupazioni. Il periodo di lutto dura solitamente 40 giorni. Al termine, la famiglia va a far visita alla tomba del defunto e, per tradizione, dovrebbe distribuire cibo ai custodi del cimitero e ai bisognosi. «I corpi dei primi immigrati musulmani arrivati in Italia – conclude Rachid – facevano ritorno nei paesi di provenienza, e lì venivano seppelliti. Con il tempo, abbiamo iniziato a maturare l’idea di seppellire i cari qui in Italia, dove ci sono tutti gli affetti. Per questo il comune di Adria ci ha gentilmente messo a disposizione una sezione del cimitero non cattolico, una possibilità per cui siamo infinitamente grati».
L’aldilà nel mondo islamico
Nell’escatologia islamica, nel momento della morte si rimane nella tomba fino alla resurrezione, fissata da Dio nel Giorno del Giudizio. Una volta giudicato, l’uomo avrà due possibili destinazioni: paradiso e inferno. La concezione dei due luoghi nell’islam è molto simile a quella del cristianesimo. In sostanza:
- la Jannah, ovvero il paradiso, collocato sotto il Trono di Dio, sopra il Cielo più alto. Talvolta è rappresentata come un eden terrestre, in altre occasioni come un luogo onirico e celeste;
- l’inferno, detto jahannam o huṭama, dove i malfattori saranno condannati a soffrire. Secondo alcuni teologi musulmani la pena sarà eterna, per altri no.
Dal momento che le religioni monoteiste sono “imparentate” fra loro, non deve rappresentare una sorpresa l’imbattersi in elementi comuni tra le varie dottrine, proprio come in questo caso, per la rappresentazione dell’aldilà.