Lutto digitale
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Il lutto digitale: cosa succede ai profili social dopo la morte

E-mail, archivi in cloud, chat e account social: la quotidianità della maggior parte di noi, oggigiorno, è strettamente intrecciata alla tecnologia e alle sue possibilità. Lo è non solo mentre siamo in vita e aggiorniamo i nostri profili personalmente, ma rimane come eredità anche dopo la morte. Ecco che, allora, subentra la nozione di lutto digitale. Per lutto digitale si intende quel processo di elaborazione del dolore e della perdita di una persona cara che include e si interroga sulla gestione di tutti i contenuti digitali lasciati da quest’ultima. Molte, infatti, sono le questioni che sorgono, se pensiamo al binomio decesso-social network. Alcune delle quali però hanno risvolti positivi, perché questi strumenti permettono di comunicare il lutto in maniera efficace a un gran numero di persone. Per questo Zanella, fra i suoi servizi, si occupa anche di pubblicare regolarmente su Facebook i necrologi. 

Una questione complessa

Con l’avvento di internet e, in particolar modo, dei social media, la memoria del defunto non si limita più solo ai ricordi dei suoi cari, ma continua a esistere nel mondo virtuale attraverso post, foto, messaggi e attività che rimangono visibili a tutti e di cui è necessario capire chi diventa detentore. Questo, oltre ad influenzare la metabolizzazione del lutto delle persone rimaste in vita, propone nuove sfide, anche di tipo legale ed etico: chi può avere accesso alle password che proteggono tali account? Chi può e deve gestirli al momento della scomparsa di un caro? Come si protegge la privacy di una persona post mortem? Le risposte a tutte queste domande sono ancora in fase di configurazione. 

L’eredità digitale

Con l’avvento del digitale, e ancor di più con l’uso sempre più pervasivo di internet, si è ritenuto necessario delineare il concetto di eredità digitale. Ognuno di noi, ogni giorno, condivide (consapevolmente o meno) una grande quantità di informazioni personali tale da formare una vera e propria identità elettronica. Diversamente da ciò che accade per il patrimonio materiale di una persona, che dopo la morte viene gestito attraverso un processo ormai consolidato, nel caso dell’eredità digitale la burocrazia è un po’ più fumosa. Password e informazioni online infatti, non trattandosi di beni materiali, non vengono trasferiti di diritto agli eredi. O, perlomeno, non attraverso il semplice testamento.

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Lutto digitale: fondamentali le indicazioni lasciate in vita

Come viene gestita, dunque, l’eredità digitale di un defunto? Proprio a conseguenza di questa iper pervasività dei social nelle nostre vite, si sta diffondendo sempre più la pratica del testamento digitale. Oltre ad essere una versione telematica delle ultime volontà della persona cara, tecnologia che alcune startup stanno già sperimentando, il testamento digitale è anche il lascito, redatto di proprio pugno dalla persona defunta, delle credenziali di accesso  a un beneficiario. Quest’ultimo, esibendo un certificato di morte, potrà accedere ai profili della persona che è venuta a mancare. Ognuno di noi, dunque, può già lasciare delle indicazioni precise sul futuro non solo delle proprie password, dei pin e delle chiavi SPID, bensì anche per quanto riguarda la modalità di gestione dei propri profili, una volta deceduti.

Cosa dice la normativa?

In Italia, ad oggi, la trasmissione del patrimonio digitale viene normata dalle leggi di diritto successorio che si applicano, di prassi, ai beni materiali. Trattandosi di dati molto sensibili e, soprattutto, personali, dovrebbe subentrare anche il regolamento generale dell’Unione Europa sulla protezione dei dati¹ che, al contrario, lascia agli stati firmatari la facoltà di disciplinare la trasmissione dell’eredità digitale. Nel caso del nostro Paese, il Decreto legislativo 196/2003 stabilisce che un erede, o un familiare, può esercitare i diritti di accesso, di gestione, cancellazione o oblio delle informazioni personali del defunto, a meno che quest’ultimo non abbia espressamente negato tale possibilità con una dichiarazione specifica rilasciata in vita. La legge italiana stessa spinge, dunque, affinché ognuno di noi delinei in vita il futuro del proprio patrimonio digitale comunicando a eredi o beneficiari, tutte le chiavi d’accesso ai vari social media, stock digitali e qualsiasi altro tipo di attività digitale, dalle piattaforme streaming alle criptovalute. 

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I social come “luogo” del ricordo

Alcuni social media, come Facebook e Instagram, permettono ai familiari o agli eredi, una volta dotati delle password, di gestire l’account del defunto. Sempre più spesso capita che lo stesso profilo venga trasformato in pagina commemorativa. Uno spazio, dunque, dove la persona cara continua a vivere, grazie a foto e interazioni delle persone amate. Allo stesso modo, può diventare una raccolta virtuale di messaggi di supporto dedicati ai familiari in lutto. Differentemente da un account “reale”, l’erede che gestisce una pagina commemorativa non potrà, con tale profilo, inviare o leggere i messaggi, né tantomeno mandare nuove richieste d’amicizia o rimuovere quelle già presenti. 

Per quanto riguarda le modalità, i social appartenenti a Meta hanno reso note delle linee guida piuttosto dettagliate. Nel caso di Facebook, chiunque abbia un account può dichiarare in qualsiasi momento le proprie volontà future, chiedendo la chiusura del profilo, o nominando un contatto erede. 

Instagram non consente attualmente tale nomina. Sarà, dunque, il familiare a dover iniziare il processo di gestione del profilo post mortem, contattando l’Assistenza.

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NOTE:
¹Regolamento generale sulla protezione dei dati, Parlamento europeo e Consiglio (UE) 2016/679.

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