elogio funebre
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L’importanza di ricordare: l’elogio funebre 

Grazie alla passione di Laura Bertaglia, dal 2018 viene offerto un servizio di stesura dell’elogio funebre.

Un privilegio destinato un tempo agli imperatori, ma ora accessibile a tutti. Dal 2018, offriamo la possibilità di ricordare il caro scomparso tramite un elogio funebre. Si tratta di un servizio innovativo, che permette di dare la giusta importanza alle tappe fondamentali della vita della persona che ci ha lasciato. Ma da dove salta fuori quest’idea? E come funziona? Si tratta di una storia particolare, che merita di essere conosciuta.

Un dono messo a disposizione delle famiglie

Tutto nasce dall’intraprendenza di Laura Bertaglia, di professione maestra. «Scrivo per gli altri da tutta la vita – racconta -: papiri di laurea, lettere d’amore o messaggi di cordoglio, inizialmente per amici e parenti. Nel tempo, mi sono accorta che quello che mi veniva chiesto con più frequenza erano gli elogi funebri. Le persone attorno a me si erano accorte del mio dono: riuscire a trovare le parole giuste anche in frangenti delicatissimi. Così, nella primavera del 2018 ho pensato di non tenere più solo per pochi intimi questa capacità, ma di metterla a disposizione di tante persone e famiglie, aiutandole a raccontare la vita e la personalità di chi avevano perso». Laura ha quindi deciso di proporci il suo servizio, segnando l’inizio di una collaborazione rivelatasi estremamente positiva. «Gianluca, il titolare – prosegue -, mi dava l’idea di una persona in grado di comprendere il potenziale dell’idea, e così è stato. Ha iniziato a proporre il mio aiuto per la scrittura di elogi funebri nell’estate del 2018, e da allora le persone che ho accompagnato nella stesura sono state sempre di più».

Dalla segnalazione alla lettura: le tappe di un elogio funebre

Ma come si scrive un elogio funebre? Il lavoro di Laura segue sempre un copione ben preciso, che si articola in quattro passaggi chiave:

  • segnalazione:  presentiamo il servizio ai familiari del defunto;
  • incontro: i parenti o gli amici passano un’ora con Laura, che con delicatezza e discrezione pone domande mirate sulla vita della persona scomparsa;
  • stesura: Laura si dà 24 ore per scrivere il discorso, al termine delle quali invia la bozza alla famiglia, per l’approvazione;
  • lettura: i familiari possono scegliere se leggere l’elogio in chiesa o, se non se la sentissero, lo legge direttamente Laura.

«Inoltre, da quando è stata aperta la casa funeraria – aggiunge Laura –, il mio lavoro è stato esteso a cerimoniere per i funerali svolti in forma  laica. È un servizio rivolto a coloro che non sono credenti, o che semplicemente non vogliono un funerale in chiesa. Di volta in volta creo un rito di saluto che, come un abito su misura, si adatta alla storia e alle caratteristiche di chi sta per essere salutato».

Un doppio percorso per il cuore delle persone

Il segreto del successo? Per Laura, è tutto merito di un percorso di studio “ambivalente”. «Sono laureata in scienze della comunicazione – spiega -, una qualifica che purtroppo mi ha portata ad un settore lavorativo che non faceva per me, troppo “aziendalista” e competitivo, poco umano. Sono quindi passata a studiare scienze della formazione primaria, approfondendo il tema della disabilità. È stato un lungo percorso, che mi ha però conferito una doppia competenza. Da una parte c’è la comunicazione, dall’altra il riuscire a dare voce a chi non ce l’ha». Il segreto è quello di fare breccia nel cuore delle persone, riuscendo a mantenere il giusto distacco. «Un mio grande pregio – spiega Laura – è quello di riuscire a entrare in punta di piedi nella storia di ogni famiglia, tanto che dopo anni mi considerano ancora un’amica. Mi porto le storie nel cuore riuscendo però a non farmi coinvolgere troppo. Le uniche occasioni nelle quali ho provato un forte dolore è stato quando ho dovuto scrivere di ragazzi giovani».

La versione moderna di un rito antico

Quello dell’elogio funebre è un rito di origine antichissima, che rimanda ai tempi dei Greci e dei Romani. Tra gli antenati illustri dell’elogio odierno possiamo infatti ricordare: 

  • l’epitaffio, diffuso presso i Greci, ovvero il discorso funebre recitato in occasione della sepoltura del defunto. Secondo L’oratore Anassimene di Lampsaco, l’usanza sarebbe stata introdotta ad Atene dal legislatore Solone, nel VI secolo a.C.;
  • la laudatio funebris romana, che era pronunciata al termine della processione funebre. Quando il corteo giungeva nel Foro, un membro della famiglia del defunto saliva sui rostri e raccontava gli aspetti principali della vita del defunto.

Per quanto riguarda quest’ultima, rimangono celebri le laudatio di Giulio Cesare e di Augusto. Secondo Svetonio, quest’ultimo ebbe ben due orazioni: una dal figliastro Tiberio e l’altra da Druso, figlio di Tiberio. 

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